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212 | al polo australe in velocipede |
vette Zélée e l’Astrolabe, volendo cercare il mare libero scoperto da Wedell, si era trovato invece dinanzi ad un enorme bastione di ghiaccio. Costeggiandolo raggiunge le Orcadi che erano cinte da immense montagne di ghiaccio, poi piega al sud, correndo il pericolo, per tre giorni interi, di far schiacciare le sue navi dagli ice-bergs, poi scopre una costa che chiamò Terra Luigi Filippo e Jonville e parecchie isole.
Essendosi ammalata la ciurma, ritorna verso il nord, ma l’anno seguente rinnova il tentativo in un punto diametralmente opposto, scopre una costa ed i suoi ufficiali, con una scialuppa sbarcano superando le barriere di ghiaccio e spiegano la bandiera. Quella terra era l’Adelia.
Costretto a navigare verso il nord, al 130° meridiano vede un’altra costa che chiamò Terra Clarie, ma non potè approdare, anzi i suoi ufficiali ritenevano che fosse un enorme campo di ghiaccio.
Intanto Wilkes che era partito dall’Australia con un rapidissimo viaggio, era giunto al 61° di latitudine, poi al 64°, e sbarcava sulla Terra Clarie, confermandone l’esistenza.
Essendosi guastata una delle sue navi, la rimandava in Australia e col Porpoise e il Vincennes continuava l’esplorazione. Al 147° di longitudine trovava un mare sgombro dai ghiacci; si avanza fino al 67° fra due terre che parevano formassero un profondo golfo e giunge sulla Terra Adelia.
Assalito da tremende burrasche di neve, ripara in un canale, poi scopre il capo Caer della Terra Clarie, indi si mette in cerca della Terra d’Enderby, ma la stagione era ormai troppo avanzata e dovette ritornare.
Ed eccoci a Giacomo Clarke Ross, che fu l’ultimo degli