Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
200 | al polo australe in velocipede |
— In sella, signore, dissero i due velocipedisti.
In pochi istanti piegarono la tenda, arrotolarono le coperte, raccolsero i viveri e ripartirono avventurandosi sul pericoloso banco che se era tornato liscio, pure subiva delle vibrazioni che nulla di buono pronosticavano.
Fortunatamente le pressioni non si ripeterono, e a mezzodì gli arditi esploratori, dopo una corsa rapidissima, giungevano a 87° 44' di latitudine, ossia a sole centotrentasei miglia dal polo. Furono costretti a riposarsi parecchie ore, essendo affranti da quella lunga marcia. Quantunque la vicinanza del polo infondesse a loro una energia suprema, pure non si sentirono in caso di rimettersi in sella prima della quattro pomeridiane.
Stavano per ripartire, quando scorsero parecchi stormi di volatili dirigersi verso il sud. Pareva che venissero tutti dal nord, ma erano così alti, da non poter distinguere a quale specie appartenessero.
— Laggiù vi deve essere un mare o un lago, disse Wilkye. Quale sorpresa sta per prepararci il polo australe? Che sia vero, che al di là delle barriere di ghiaccio, si estenda il mare libero? Domani, se Dio ci aiuta, spero di saperlo.
Ripartirono con una velocità di quindici miglia all’ora, volendo riposarsi al di là degli 89° di latitudine, ma furono ben presto costretti a rallentarla. Il grande banco tendeva a cambiare: non era più liscio come prima, ma interrotto da solchi e da ondulazioni assai marcate, da crepacci profondi entro i quali si vedeva gorgogliare un’acqua verde-cupa od azzurro-cupa, somigliante a quella degli oceani, e qua e là si rizzavano degli ice-bergs, delle piramidi bizzarre, delle colonne, delle cupole strane che scintillavano sotto i raggi del sole.
Anche le vibrazioni del ghiaccio crescevano di mo-