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capitolo xx. - i biciclettisti | 195 |
— Non potrebbe liberarsi?
— Forse, ma l’anno venturo. Moltissime sono state le navi che dovettero svernare fra i ghiacci un intero anno ed anche due.
— Un simile ritardo sarebbe disastroso per noi, signor Wilkye, disse Blunt.
— Lo so, amici, ma se torniamo prima che piombi su di noi l’inverno, ci affretteremo a lasciare il continente, imbarcandoci sulla scialuppa.
— In queste regioni è sempre eguale l’inverno?
— No, Blunt. Talvolta è così freddo e così precoce che sul finire dell’estate tutte le coste sono bloccate dai ghiacci e gela un vasto tratto di mare. Anche nelle nostre regioni gli inverni non sono mai eguali e ne abbiamo avuti di quelli veramente rigidissimi.
Nel 1400, per esempio, tutti i mari al nord dell’Europa gelarono, impedendo la navigazione. Nel 1410, il freddo divenne così intenso in Europa ed in Asia, che l’inchiostro gelava all’estremità delle penne, costringendo gli scrittori ad adoperare le matite, e la mortalità fu così grande, che in Russia i lupi entravano a branchi nelle città per divorare i cadaveri abbandonati nelle vie.
— Era una temperatura polare, disse Peruschi.
— Anche nel 1558, il freddo fu tremendo in Europa, continuò Wilkye. In parecchi Stati si vendeva il vino a peso, dovendolo spaccare a colpi di scure, perché erasi gelato. Nel 1709, un altro inverno crudissimo, fece morire gran numero di persone in Europa ed in America: le campane, suonandole, si spezzavano, e moltissime piante dei giardini soccombettero.
Nel 1795 il gelo fu così intenso, che non fu possibile un fatto d’armi in tutta l’Europa, e permise, a pochi squadroni di cavalleria francese, di fare prigioniera la