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capitolo xix. - l’ultima goccia di petrolio | 181 |
— A me sembrano invece warrak, disse Wilkye, che li osservava con curiosità.
— Cosa sono questi warrak? chiese Blunt.
— Sono specie di lupi, ma non feroci, che si trovano nelle isole Falkland, rispose Wilkye.
— Li mangiano gl’isolani?
— Sì, e noi faremo altrettanto. Questa carne giunge a proposito per ingrossare le nostre provviste, le quali scemano rapidamente.
— Se ne troveremo degli altri, non li lascieremo fuggire, disse Blunt.
Si ritirarono sotto la tenda, contando di mettersi in marcia per tempo. Infatti alle cinque del mattino cominciarono la discesa, lasciandosi scivolare lungo le valli dell’opposto versante. Quantunque quella discesa fosse facile, impiegarono nondimeno quattro giorni prima di giungere in quella pianura che pareva si prolungasse, senza altre interruzioni, fino al polo.
Il 25 dicembre, riaccesa la macchina, si rimettevano in viaggio verso il sud, con una velocità di trenta miglia all’ora. Bisognava affrettarsi, poichè il sole, dopo d’aver toccato la massima altezza, cominciava a scendere e verso la mezzanotte radeva l’orizzonte settentrionale. Era bensì vero che prima del 21 marzo non doveva tramontare per sei mesi interi, piombando quelle regioni in un’oscurità perfetta, in una notte cupa e paurosa, ma i primi freddi potevano sopraggiungere ben presto.
Ormai lo sgelamento si era arrestato, non essendovi sul continente australe che uno sgelo parziale e mai totale, e quando il sole s’abbassava il freddo aumentava rapidamente, rinsaldando gli immensi campi di ghiaccio. Già il termometro due volte aveva segnato 8° sotto lo zero e quello era un brutto indizio.