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capitolo xviii. - lo sgelamento | 171 |
— Ditemi, signore, chiese Peruschi. Per quale motivo l’acqua si è abbassata, lasciando uno spazio fra la sua superficie ed il ghiaccio?
— Forse perchè esiste un forte dislivello fra l’entrata del canale e l’uscita, prodotto senza dubbio dall’accumularsi dei ghiacci. In qualche punto i ghiacci hanno ceduto, lasciando sfogo alle acque, le quali si sono affrettate a ritirarsi. Orsù, mangiamo questa zuppa di pemmican ed affrettiamoci a coricarci. Domani cercheremo il passaggio.
Divorarono con appetito la cena, vuotarono un bicchiere di wisky, poi si avvolsero nelle loro pesanti coperte, avendo la precauzione di coricarsi presso la macchina che spandeva sotto la tenda un benefico calore.
La notte — notte per modo di dire, poichè il sole non tramontava che per una sola ora — fu tranquilla e non doveva essere diversa in quella regione che è priva di animali feroci.
All’indomani, verso le 7, gli esploratori risalivano sul rapido velocipede, per cercare un passaggio attraverso a quello stretto che pareva si prolungasse indefinitamente. Le loro ricerche ebbero un felice risultato, poichè verso le 9, dopo d’aver percorso circa sessanta miglia verso il sud-ovest, si trovarono dinanzi ad un enorme masso di ghiaccio che era piombato attraverso quel braccio di mare, formando un vero ponte.
Attraversatolo dopo non poche difficoltà, passarono sulla sponda opposta, lanciando il velocipede sulle sterminate pianure del sud, che si susseguivano con ondulamenti appena sensibili.
Un silenzio assoluto, che faceva una profonda impressione, regnava su quei ghiacci e su quelle nevi, prima di allora mai calpestate da alcun esploratore. Nessun uccello attraversava lo spazio; nessuna pianticella cresceva in