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150 | al polo australe in velocipede |
chiati in modo da sembrare sacchi semi-vuoti, altri nel trascinarsi allungavano il collo in siffatto modo, da misurare tre e perfino quattro metri, ossia da raddoppiare la lunghezza del loro corpo.
Quegli animali, ignari del pericolo che li minacciava, parte sonnecchiavano presso l’oceano, altri invece si trascinavano attraverso i banchi di ghiaccio alzandosi sulle pinne, mentre le femmine allattavano i piccini, scherzando con loro e accarezzandoli amorosamente.
Presso di loro, appollaiati sulle rocce, si vedevano numerose bande di uccelli somiglianti agli avoltoi i quali vivono esclusivamente di sterco di foche, contendendoselo accanitamente.
— Quanti animali! esclamò Bisby. Se potessimo prenderli tutti!
— Alle prime fucilate si affretteranno a guadagnare il mare, disse Wilkye.
— Ma è mangiabile la loro carne?
— È troppo oleosa e troppo rancida, ghiottone, rispose Wilkye. Il fegato ed il cervello, come vi dissi, sono eccellenti.
— Allora apriamo il fuoco!
I cacciatori mirarono le più vicine e scaricarono le armi. Tre foche colpite dalle palle stramazzarono sul banco, ma le altre, spaventate da quelle detonazioni che forse mai avevano udite, s’affrettarono, con sforzi disperati, a trascinarsi sull’orlo del ghiaccione ed a precipitarsi in mare. Le femmine soprattutto strisciavano con una rapidità veramente straordinaria, per anfibi così pesanti e male conformati, tenendosi stretti al seno, con una pinna, i loro piccini.
In pochi istanti tutte scomparvero sott’acqua e non riapparvero che ad una grande distanza, dirigendosi