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capitolo xv. - la spedizione polare 143


il sud-est. La temperatura era fredda assai, essendo scesa a 15° sotto lo zero, ma splendeva un vivo sole, il quale già cominciava a sciogliere i ghiacci accumulati dinanzi alla costa di Graham. Dal sud soffiava però, ad intervalli, un vento freddissimo il quale gelava i nasi e le orecchie degli esploratori.

Una infinità di uccelli marini svolazzavano lungo le spiaggie. Se ne vedevano dappertutto, sugli ice-bergs, sui campi di ghiaccio, in mezzo alla neve, sulle scogliere e si udivano le loro grida scordate e rauche.

Anche alcune foche si scorgevano, indolentemente stese sull’orlo dei banchi, scaldandosi ai raggi del sole, ma erano così lontane da far perdere a Bisby, che avrebbe voluto assaggiare la loro carne, ogni speranza di raggiungerle.

Superata la costa, gli esploratori s’arrampicarono sulle colline, i cui pendii erano scabrosi e difficilissimi, essendo coperti da una crosta di ghiaccio e di neve gelata che doveva avere un grande spessore. Però qua e là si vedevano dei tratti che avevano già perduto il loro rivestimento invernale e fra le fessure di quelle rocce che sembravano composte di un tufo rossastro, erano tosto spuntate le prime pianticelle. Infatti si vedevano rizzarsi timidamente dei muschi, i licheni Usnea melanoxantha, qualche Fuchsia magellanica che aveva già cominciato a mettere i bottoni pendenti, dei piccoli cespugli di Metrosideros stipularis colle foglioline punteggiate, ma che non avevano ancora messi i piccoli fiori bianchi; delle lecanora e delle ulve, bizzarre pianticelle queste ultime, che non spuntano che all’ombra. Si direbbe che temono il sole ed infatti, se i raggi dell’astro diurno le toccano, ben presto muoiono, ma forse in causa della mancanza di acqua. Infatti, spuntano solamente sulle rocce, il sole