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capitolo xv. - la spedizione polare | 141 |
voglio essere troppo ottimista, e metterò invece dieci giorni.
— Dunque fra venti giorni voi potrete essere di ritorno.
— Lo potrei, ma chi può assicurarlo? Sarà cosa prudente portare con me i viveri sufficienti per quaranta giorni.
— Ma noi? chiese Bisby.
— Voi rimarrete qui coi marinai e ci attenderete. Condurvi tutti al polo è impossibile e poi, chissà quali vicende ci attendono in questo viaggio!... Noi saremo più tranquilli, pensando che alla costa abbiamo dei compagni, che vi è una casa per ripararsi e che vi sono dei viveri.
— Eppure sarei venuto volentieri anch’io al polo, Wilkye!....
— Non vi mancheranno le distrazioni qui, Bisby. Fra qualche settimana comincerà lo sgelo, la selvaggina si mostrerà su queste coste e potrete cacciare ed intraprendere delle esplorazioni per vostro conto.
— Andrò a fare una passeggiata fino alla Terra Alessandra.
— Un po’ più lontano e andrete al polo, disse Wilkye, ridendo.
— Una spiegazione, signore, disse un marinaio.
— Parlate.
— Se vi toccasse una disgrazia e non vi si vedesse ritornare dopo i quaranta giorni, cosa dovremmo fare noi?
— Organizzerete una spedizione di soccorso e tenterete di raggiungerci fin dove lo permetteranno le vostre forze.
— E se non vi troviamo? È necessario prevedere tutto.
— Avete ragione, disse Wilkye. Allora ritornerete alla costa, ci attenderete fino alla fine dell’estate, poi vi imbarcherete o sulla nostra scialuppa o sulla Stella Polare, se sarà tornata, e raggiungerete l’America.
— Ma voi? chiese Bisby, impallidendo.