Pagina:Salgari - Al polo australe in velocipede.djvu/142

134 al polo australe in velocipede


migliori bocconi o per tema che il cuciniere volesse fare delle economie, si proclamò il cuoco della spedizione.

La proposta venne accettata fra la generale ilarità, ma Wilkye si credette in dovere di avvisarlo che i loro viveri erano limitati, e che quelli esistenti dovevano durare sei mesi, non potendosi contare, con certezza, sul ritorno della Stella Polare.

Erano allora le tre del mattino e non avevano ancora chiuso occhio. Quantunque il sole cominciasse ad alzarsi sull’orizzonte, la temperatura era così fredda su quella costa, da gelare il naso e le mani.

Wilkye fece accendere la stufa e accordò un riposo di alcune ore prima di trasportare alla capanna tutte le casse, le botti ed i colli sbarcati dalla goletta.

Tutti approfittarono per fare una dormita accanto alla stufa, che russava allegramente, spandendo nella capanna un dolce tepore. Bisby fu il primo a dare l’esempio, coricandosi sulla sua famosa pelle di bisonte.

Un riposo di cinque ore fu più che sufficiente per rimettere tutti in forze. Dopo d’aver bevuto una tazza di thè bollente, ripresero il difficile e faticoso lavoro.

Le botti, le casse, i colli, spinti o rotolati sul banco di ghiaccio e poi issati sulla costa, furono accumulati intorno alla capanna, dove Wilkye li esaminava con minuziosa attenzione e li metteva poi in una stanza aiutato da Bisby e dai due velocipedisti.

— Abbiamo tutto? chiese il negoziante, quando il trasporto fu ultimato.

— Non manca nulla, rispose Wilkye.

— Si possono conoscere ora le nostre ricchezze? Come cuoco della spedizione, bisogna che sappia dove potrò trovare la carne, la farina e gl’ingredienti necessari ai miei succulenti pasticci.