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capitolo xiv. - la separazione 129


Sul cassero si scorgeva Linderman, colle braccia incrociate sul petto, in attitudine pensierosa e lungo le murate l’intero equipaggio che teneva gli occhi fissi sul banco. Anche Wilkye si era spinto fino sull’orlo del ghiaccione, e guardava la rapida goletta che si allontanava: anche lui pareva pensieroso, preoccupato.

Poco dopo la Stella Polare scompariva dietro all’isola Boot e sull’orizzonte fosco, altro non si vide che un leggier pennacchio di fumo.

— Quale sorte l’attenderà? mormorò l’americano. Il tempo forse me lo dirà!

— Avete finito di guardarli? chiese Bisby. Io comincio ad avere freddo in mezzo a questo ghiaccio e rosicchierei volentieri una costoletta accanto ad un buon fuoco.

— Mi chiedevo come finirà quella rapida nave, disse Wilkye.

— Come volete che finisca? Farà un viaggetto fra i ghiacci e poi tornerà a prenderci.

— Temo il contrario, Bisby: noi non la rivedremo più.

— E perchè?

— Perchè Linderman, piuttosto che retrocedere, la frantumerà fra i ghiacci per trascinare il suo equipaggio verso il polo.

— E noi? chiese il negoziante, impallidendo. Bell’affare se ci abbandonassero su queste coste!..... Se sapevo ciò prima, vi assicuro che non mi muovevo da Baltimòra. Come torneremo noi a casa? Volete vivere eternamente fra questi ghiacci, come gli orsi bianchi? Vi ripeto che ormai ne ho abbastanza del polo, e sarei ben contento di tornarmene agli Stati Uniti.

— Tò! Dov’è andato tutto il vostro entusiasmo per la spedizione? È sfumato, ora che cominciamo il viaggio? Finchè eravate a bordo della goletta, dove mangiavate