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128 | al polo australe in velocipede |
— Vi manca nulla? chiese Linderman a Wilkye, che numerava con grande attenzione tutti quegli oggetti.
— No, signore, rispose l’americano.
— Allora riparto.
— Vi auguro di raggiungermi al polo.
— Ed io vi auguro che non vi possiate giungere, rispose l’armatore ruvidamente.
— Forse che vi spiacerebbe di dividere con me l’onore di aver scoperto il polo australe?
— Preferisco che lo scopra un inglese solo, anziché un inglese ed un americano.
— Lo vedremo, signore.
Gli si avvicinò e gli stese la mano, ma l’armatore fece un passo indietro dicendo:
— Non siete più mio ospite ma un rivale e un accanito rivale. La guerra è dichiarata fra noi.
— Conto però sul vostro ritorno per riguadagnare l’America: tale è il patto.
— Lo manterrò se......
— Che cosa? chiese Wilkye, aggrottando la fronte. Sareste capace voi......
— No, esclamò l’armatore. Datemi la mano, signor Wilkye, voi siete troppo generoso e quantunque rivali, lottiamo pel trionfo della scienza.
Si strinsero cordialmente la mano e si lasciarono augurandosi un felice viaggio. Bisby, commosso, gettò le braccia al collo dell’armatore e discese sul banco urlando:
— Urrah per il polo!......
La Stella Polare aveva ritirato l’ormeggio. Lanciò un fischio acuto che si ripercosse stranamente su quelle immense muraglie di ghiaccio e ripartì a gran vapore verso il sud, filando fra le isole e la costa.