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capitolo xiii. - la terra di palmer | 123 |
— Ciò riguarda voi.
— E voi anche. Se la mia nave si spezza, chi vi trasporterà in America?
— E chi ricondurrà in patria il vostro equipaggio?
— È vero, disse l’armatore, la cui fronte si era rannuvolata. La perdita della mia nave sarebbe la rovina di entrambi. Quanto tempo calcolate d’impiegare per giungere al polo?
— Tutto dipende dalle circostanze e dagli ostacoli che incontrerò, ma io spero di ritornare alla costa prima che ricominci il gelo. Colà aspetterò la vostra Stella Polare.
— E se un disastro colpisse la mia spedizione?
— Ho una scialuppa di mia proprietà e con quella cercherò di raggiungere la Terra del Fuoco; e voi, quando sperate di ritornare?
— Quando avrò raggiunto il polo, disse Linderman con voce risoluta.
— Ma se la vostra nave non potesse inoltrarsi?
— Lo raggiungerò a piedi.
— E come ritornerete in America?
— Colle scialuppe.
— Ma una marcia a piedi al polo richiederà molti mesi.
— Non importa: sono deciso a tutto.
— In tal caso non so se mi troverete allo stretto di Bismark. Ai primi geli, se non vi vedo comparire, abbandonerò il continente.
— È cosa che poco m’interessa. Mi sorprende però la vostra fiducia di raggiungere il polo — disse con marcata ironia.
— Mentre voi cominciate a dubitare della vostra spedizione, è vero, signor Linderman? disse Wilkye con non minore ironia.