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capitolo i. - il naufragio dell'eira 5


Non crediate però che, in quelle sale, quei bravi americani si limitassero a discutere di geografia e di esplorazioni. Oibò!... Affaristi per eccellenza e grandi bevitori come sono in generale tutti gli abitanti degli Stati dell’Unione, s’occupavano molto dei loro affari, e fra una discussione e l’altra, fra la scoperta di un nuovo fiume, o di un’isola, o di un nuovo popolo di selvaggi, o fra qualche comunicazione della presidenza, parlavano dei prezzi degli zuccheri, dei caffè, delle carni salate, del pesce secco o dei porci di Chicago e bevevano come otri, alternando birra e bicchieri di wisky e di grogs.

Però dobbiamo dire che fra quei numerosi membri contavansi delle persone di valore, dei distinti geografi che s’occupavano con vera passione delle scoperte e dei valenti esploratori che avevano già intrapreso dei lunghi viaggi su tutti e cinque i continenti. Fra questi primeggiavano soprattutto i signori Wilkye e Linderman, due fieri antagonisti che mai si trovavano d’accordo sullo stesso terreno, pel semplice motivo che uno era americano e l’altro inglese.

Il signor Wilkye, un yankee purosangue, malgrado non contasse in quel tempo che trentadue anni, era già noto negli Stati dell’Unione. Figlio di un ricco costruttore di velocipedi, morto più volte milionario, aveva già intrapreso lunghi viaggi e compiuto assai ardite esplorazioni sulle coste della Groenlandia, spingendosi fino allo stretto di Smith, sulle spiagge della Terra della Regina e della baia di Baffin, perdendo la nave che aveva armata a proprie spese, rimasta prigioniera fra i ghiacci, dopo due svernamenti.

Oltre a ciò, professava un vero culto pel velocipedismo ed aveva fama di esserne uno dei più resistenti campioni.