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118 | al polo australe in velocipede |
hanno unghie alle dita posteriori, e quel che è più strano, sono prive della proboscide.
Abitano le coste delle isole polari o del continente dove si divertono a guazzare nei pantani ed a tuffarsi nel mare, essendo abilissimi nuotatori. In terra invece, pesanti come sono, camminano con fatica estrema, anzi a vederli, si direbbe che soffrano assai, poichè il loro corpo trema come se fosse un enorme sacco di gelatina e i loro occhi s’iniettano di sangue.
Malgrado ciò e la lentezza delle loro mosse, essendo costretti a fermarsi per riposare ogni dodici o quindici passi, intraprendono dei veri viaggi per cercare l’acqua dolce, della quale sono estremamente ghiotti. Se ne sono veduti alcuni salire delle rupi alte dieci o dodici metri, per trovare dei serbatoi d’acqua dolce.
Non sono, questi anfibi, pericolosi, poichè, non possedendo armi difensive, sfuggono l’uomo che è il solo nemico che hanno da temere. Sono però diffidenti, si tuffano al più piccolo rumore e si possono prendere solamente quando dormono a fior d’acqua.
I balenieri ne hanno distrutti moltissimi e continuano a cacciarli con accanimento, poichè se la loro carne è nera e cattiva, la loro lingua è eccellente, la loro pelle è pregiata, adoperandosi nella fabbricazione delle vetture e dei finimenti dei cavalli, e l’olio che si estrae dal loro grasso è uno dei migliori, essendo chiaro, inodore, di gusto non cattivo, poichè non inrancidisce ed è preferibile agli altri olii illuminanti. Da un solo animale si può estrarne perfino millecinquecento libbre, essendo la parte oleifera del loro grasso, densa quanto quella delle balene.
Quello ucciso dall’equipaggio della goletta, era stato sorpreso mentre dormiva a fior d’acqua, lasciandosi cul-