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capitolo xii. - il continente australe 109


punta Cookburn che si trova all’estremità dell’ampio golfo di Ughes, e di là girare quella grande penisola o isola che sia, che si estende fra la Terra di Palmer e quella di Graham. Lo stato dell’oceano favoriva una rapida marcia. Quell’ampio spazio d’acqua che si estende fra la catena delle Shetland occidentale e le spiagge del continente, era affatto sgombro di ghiacci. Il vento che soffiava dal nord con qualche violenza, aveva respinto al sud quei pericolosi colossi i quali forse si erano ancora cementati ai grandi banchi che coprono, durante tutto l’anno, quelle gelide terre polari.

Non bisognava però fare troppo a fidanza. Nella primavera e nell’estate dominano i venti del sud, e quei ghiacci potevano da un momento all’altro rimettersi in marcia, invadere l’oceano e mettere a mal partito la spedizione anglo-americana.

Il capitano Bak non lo ignorava, ed aveva ordinato di avanzare colla massima velocità per potersi trovare alla Terra Alexandra prima che cominciasse lo sgelo, per aver tempo di esaminare quel passaggio che l’armatore supponeva esistesse.

La Stella Polare filava quindi a tutto vapore entro quella specie di canale chiamato di Bransfield, che si estende fra il continente e le Shetland, ma che ha la vastità di un vero braccio di mare.

Di quando in quando però, la goletta era costretta a deviare e a descrivere dei lunghi giri, per evitare dei grandi banchi di kelp. Quelle alghe gigantesche apparivano dovunque, e contorcendosi per la spinta delle onde, minacciavano d’imprigionare una seconda volta l’elica.

Il 25 novembre, la temperatura, che fino allora aveva oscillato fra il due ed il quattro sotto lo zero, brusca-