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capitolo xi. - sull’oceano antartico | 101 |
— Urràh per la Stella Polare! urlarono i marinai.
— Il mare è libero dinanzi a noi! gridò Linderman. Sia ringraziato Iddio!
— Ed io vedo un fuoco, disse una voce. Che laggiù si cucinino delle bistecche?..... Per bacco! Sarebbero le benvenute.
— Un fuoco! esclamarono Wilkye e Linderman.
— Volete che sia cieco? chiese Bisby, che era stato lui ad annunciarlo. O laggiù si fa cucina o si fondono questi dannati ghiacci.
Linderman, Wilkye e il capitano Bak guardarono nella direzione che il negoziante indicava e videro infatti, verso il sud-est, brillare attraverso il nebbione un fuoco che s’alzava e si abbassava.
— Che sia una nave? chiese Linderman. I balenieri si spingono fino sulle coste delle Terre di Trinity e di Palmer.
— È impossibile, disse il capitano. Con questa nebbia non si può scorgere un fanale.
— Può essere il fornello che serve alla liquefazione del grasso di balena.
— No, è impossibile, signore. Quel fuoco è lontano e per scorgerlo deve avere dimensioni gigantesche.
— Che siano dei naufraghi?
— Non lo credo. Non vedete che ora s’innalza ed ora si abbassa? Deve essere una grande colonna di fuoco.
— Ditemi capitano, chiese Wilkye. Credete che siamo vicini alle Shetland?
— Temo di vederle sorgere dinanzi a noi da un momento all’altro.
— E di aver oltrepassato le isole degli Elefanti e del Re Giorgio?
— È possibile, signore. Due ore fa mi parve di aver