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94 al polo australe in velocipede


— Il fragore della risacca ce la indicherà. L’oceano è un po’ agitato e le onde si romperanno contro le scogliere.

— Avanti, dunque!

La Stella Polare, che si era arrestata, riprese la marcia a piccolo vapore, fendendo il nebbione che si scioglieva in una vera pioggia.

Tutti gli esploratori, resi edotti del pericolo che correva la goletta, erano saliti in coperta per essere pronti ad ogni evento. Bisby, sepolto sotto la grande pelle, si era cacciato in una scialuppa per essere più pronto a salvarsi e di là si sfogava in un diluvio d’imprecazioni contro la nebbia, i ghiacci ed il polo australe specialmente. Cominciava ad averne fin troppo di quella spedizione che diventava sempre più pericolosa, e di quel clima che non lo faceva ingrassare abbastanza, quantunque mangiasse per quattro e bevesse per sei.

Alle quattro del mattino un altro ice-berg, che doveva avere proporzioni enormi, apparve a pochi passi dalla nave, sul babordo. La sua altezza doveva essere immensa, poiché dalla cima si udivano cadere con sordo rumore dei pezzi di ghiaccio che dovevan pesare parecchi chilogrammi.

Alcuni di essi rimbalzarono perfino sulla coperta della nave, producendo delle contusioni a parecchi marinai.

Fortunatamente era stato scoperto a tempo e la Stella Polare, filando a tutto vapore, potè oltrepassarlo prima di venire urtata.

D’improvviso però, mentre il capitano Bak stava per dare il comando di rallentare la corsa, avvenne a prua un urto così violento che le membrature della nave scricchiolarono.

Un immenso grido di terrore echeggiò a bordo. I ma-