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paolo e virginia | 75 |
lebrità; io mi do subito a studiare, diverrò dotto, gioverò alla patria coi miei lumi, senza far danno a nessuno, e senza dipendere da chicchessia; verrò in grande fama, e la mia gloria almeno sarà tutta mia.
il vecchio
Figliuol mio, la dote dell’ingegno è ancor più rara che la nobiltà e le ricchezze, ed è anche un bene oltre ogni comparazione maggiore, giacchè nessuno può toglierlo e dappertutto ci procaccia la pubblica stima: ma questo bene si compera a caro prezzo: egli si acquista col sopportare privazioni d’ogni specie, e deriva da un sentire dilicato che ci fa soffrire internamente, e di fuori eziandio per le persecuzioni de’ nostri contemporanei. L’uomo togato in Francia non invidia la gloria del campo, nè il soldato porta invidia all’uomo di mare; ma dove vogliate farvi valere coll’ingegno avrete rivale ognuno, chè ognuno si picca d’avere ingegno. Voi dite che gioverete alla patria; ma quegli per cui il terreno frutta una spica di più, non le reca forse maggior vantaggio di chỉ le dà un libro?
paolo
Ah! certamente colei che piantò questa papaja fece agli abitatori di questi boschi un dono utile e soave ben più che se avesse loro data una biblioteca, dicendo questo abbracciò quella pianta e la baciò affettuosamente.
il vecchio
Il migliore fra tutti i libri, quello che altro non raccomanda tranne l’uguaglianza, la benevolenza, l’umanità e la concordia, l’Evangelo, non servì esso per molti secoli di pretesto a mille crudeltà fra gli Europei? Quanti atti tirannici si fanno tuttora in nome di quello sulla terra e solennemente e di cheto? Dopo ciò chi oserà sperare di apportar giovamento agli uomini con un libro? Vi sovvenga qual sorte ebbero quasi tutti i filosofi che vollero mostrare all’uomo la sapienza; Omero, che la rivestì di sì bei versi, andò limosinando fin che visse. Socrate, che la insegnò agli Ateniesi sì dolcemente co’ suoi ragionari e co’ suoi costumi, fu da quelli giuridicamente avvelenato. Il su-