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paolo e virginia 69

sono io, che si piace più nel raccoglimento che nella dissipazione. Il fiume che scorre innanzi alla mia porta, attraversa in diritta linea tutto il bosco, dimodochè egli offre all’occhio mio un lungo canale coperto d’alberi di cento specie, vi sono tatamacchi, vi è il legno d’ebano e vi sono gli alberi che qui son detti legno di pomo, legno d’oliva e legno di cannella; alcuni boschetti di palmizii spingono qua e là in alto i loro fusti lisci ed alti più di cento piedi: su quelli sta un mazzo di fogliami, onde pajono un bosco che si alzi sopra un altro bosco. Le pervinche d’ogni colore si arrampicano ovunque framezzo ai tronchi, e fanno una meravigliosa comparsa, formando qui un arco fiorito e colà un festone verdeggiante; la maggior parte di quegli alberi manda un olezzo aromatico, e la loro fragranza è tale che fino le vesti se ne imbevono, sì che si può qui conoscere se un uomo ha attraversato un bosco anche un’ora dopo che egli n’è uscito. Nella stagione della fioritura sembrano quegli alberi mezzo nevicati. E verso il fine della state, varie specie di uccelli forestieri partono, per forza di un inconcepibile istinto, da paesi sconosciuti, al di là di mari immensi, e qui vengono a fare la ricolta de’ grani e de’ vegetabili di quest’isola; bello è allora a vedere con che vivi colori fanno contrasto alla verdura degli alberi imbruniti dal sole; e fra i molti sono osservabili varie specie di pappagalli, ed il colombo turchino che qui è detto colombo olandese. Le scimmie paesane di questi boschi scherzano framezzo alle folte frasche, per entro alle quali campeggia il verde grigio del loro pelo ed il nero de’ loro musi; alcune appiccate per la coda, stanno penzolanti in aria, altre saltano di ramo in ramo, portando in braccio i loro figliuolini. Giammai lo schioppo traditore ha spaventati questi pacifici figli della natura. Colà non si odono che liete grida, e ripetuto di lontano dall’eco dei boschi il garrire ed il cantare sconosciuto di qualche uccello proveniente dalle terre australi. Il fiume che scorre gorgogliando sul suo letto sassoso framezzo alle piante, riflette qua e là nelle sue acque limpide le masse venerande d’antiche ombre e di verzura, e riflette ancora i trastulli di que’ felici abitatori: più lunge mille passi quel fiumicello cade giù per una scala di scogli, formando un velo di cristallo,