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paolo e virginia 43

scorge sul suo capo quelle piante abbracciate insieme coi verdi loro rami; pensa all’amicizia di Paolo, più soave d’ogni fragranza, più pura dell’acqua nascente, più salda che le due palme unite, e sospira. Pensa quindi alla notte, alla solitudine, ed un fuoco vorace l’investe tutta. Spaventata balza fuori da quelle onde più bollenti che il sole della zona torrida, fugge quegli oggetti fatali, e corre presso la madre a cercare difesa contro sè stessa. Più volte pigliando le mani di lei, e fortemente serrandole fra le sue fu sul punto di raccontarle le proprie pene, più volte pronunciò a mezzo il nome di Paolo; ma il suo cuore serrato non volle che proseguisse, ond’ella, posando la testa sul seno materno, altro non potè fare che inondarlo di lagrime.

La signora De la Tour vedeva addentro il male di sua figlia, ma non osava parlarne. «Figlia, le diceva, volgiti a Dio, egli dispone a suo piacimento della salute nostra e della vita; egli ti prova oggi per ricompensarti domani. Pensa che non ci ha posti su questa terra che per esercitare la virtù.»

Ma quel caldo eccessivo alzò dall’oceano tale copia di vapori, che l’isola ne fu tutta coperta come da un vasto parasole. Le vette dei monti attraevano quella nebbia onde uscivano di quando in quando lunghi solchi di fuoco: scoppiò quindi il tuono orrendamente, sì che i boschi ne echeggiarono e le pianure e le valli; una pioggia spaventosa piombò come da schiuse cataratte. Spumosi torrenti rovinavano giù dai fianchi di questo monte. Il fondo di questo bacino si convertì in un lago, questo poggio era un’isoletta, e l’apertura di questa valle un fiume che mugghiando trasportava seco alla rinfusa alberi, zolle e sassi.

La famiglia sbigottita, orava, raccoltasi tutta nella casa della signora De la Tour, il cui tetto sgominato dai venti scricchiolava spaventosamente. Quantunque fosse stangata la porta, e ben chiuse le finestre e gli usciali, vi si vedeva ogni cosa, tanto era il lume che gli spessi e vivissimi lampi cacciavano per entro le commessure della soffitta. L’intrepido Paolo, seguito da Domingo, non ostante la furia del temporale, passava dall’una all’altra capanna qui rassodando un muro con un puntello, colà conficcando un cavicchio, e non rien-