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avendo la statura d’uomo adulto colla semplicità d’un fanciullo.

Qualche volta, stando egli solo con lei (me l’ha raccontato mille volte), le diceva al tornar dal lavoro: «Quando io sono stanco, la tua vista mi ricrea. Quando dalla cima del monte ti scorgo in fondo a questa valle, tu mi sembri in mezzo alle nostre piante un bottone di rosa. Se tu ti avvii verso casa, meno di te leggiera e meno vaga è la pernice che corre a’ suoi pulcini; quando ti perdo di vista, io non ho bisogno di vederti per giugnere colà dove tu sei; nell’aria, per mezzo alla quale tu passi, sull’erba ove siedi, tu lasci qualche cosa di te che io sento, e non posso spiegare. Quando m’avvicino a te, tu occupi tutti i miei sensi. L’azzurro del cielo cede alla bellezza degli occhi tuoi; il suono della tua voce vince in dolcezza il canto del bengali; basta che ti tocchi colla punta di un dito, perchè io senta in tutte le membra un fremito doleissimo. Ti sovvenga del dì che noi passammo sui ciottoli rotolanti del fiume delle Tre Mammelle; quando giungemmo su quella sponda, io mi sentiva già molto sfinito dalla stanchezza; ma come ti tolsi sulle mie spalle, mi parve d’avere le ali quanto un uccello. Dimmi, con qual potere hai fatto su me questo incanto? Forse col tuo ingegno? Ma le nostre madri non ne hanno più che ambedue noi! Colle tue carezze forse? Ma elleno mi dànno più baci di te: io penso che tanto tu possa in virtù della tua bontà. Non mi scorderò mai che sei andata a piedi ignudi fino al fiume Nero per domandar grazia in favore di quella povera schiava. To’, mia diletta, piglia questo ramo fiorito di limone, che per te ho portato dal bosco, quando vai a dormire mettilo presso il tuo letto: mangia questo favo, per te l’ho spiccato dalla vetta di una roccia: ma prima posati sul mio seno, onde possa dileguarsi la mia stanchezza.”

E Virginia a lui: “O mio fratello! i primi raggi del sole che appariscono sulle cime di quelle roccie mi rallegrano meno della tua presenza. Io amo teneramente mia madre, amo la tua; ma quando esse ti chiamano col nome di figlio, io le amo ancor più: io sento le carezze ch’elle ti fanno più di quelle che fanno a me stessa. Tu mi domandi perchè mi ami tanto? ma non è egli naturale che si amino coloro che sono cre-