Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
14 | paola e virginia |
vi trovavano tanta pace che era per loro una consolazione.
Appena Maria e Domingo da quest’eminenza le miravano salire su per la via dei Pamplemussi, correvano tostamente ad incontrarle fino al fondo, per ajutarle a montare; e le padrone potevan leggere negli occhi dei loro schiavi la gioja che risentivano al rivederle. V’era nelle loro case la pulizia, la libertà; v’eran certi agi procacciati colle proprie fatiche, ed un pajo di servi pieni d’amore e di buon volere. Elle, unite tra loro dagli stessi bisogni, avendo provato quasi le medesime sventure, dandosi i dolci nomi d’amica, di compagna, di sorella, non avevano che un voler solo, un solo interesse, un solo desco. Tutto era fra loro comune, e se mai alcuna volta ridestavasi nel loro seno un antico affetto più vivo di quello dell’amicizia, una religione pura, sostenuta da costumi illibati, dirigeva quel fuoco verso un’altra vita: così vola la fiamma al cielo, quando le manca in terra l’alimento. Anche la voce soave della natura rallegrava quelle compagne; l’amicizia loro scambievole cresceva alla vista de’ loro figliuolini, frutti di amori egualmente sventurati. Era loro diletto il porli insieme nello stesso bagno, l’adagiarli nella medesima culla, e nel dar loro la poppa, sovente se li scambiavano. «Amica, diceva la signora De la Tour, ciascuna di noi avrà due figliuoli, e ciascuno de’ nostri figliuoli avrà due madri.»
Se accade che due piante d’una stessa specie, sfrondate intieramente dalla grandine, conservino ciascuna un sol germoglio, ne verranno più dolci i frutti se, distaccando que’ germogli dal loro tronco materno, lo si innesterà sul tronco vicino; così que’ due bambini, senza parenti, s’imbevevano di sentimenti più teneri, che non sono quelli di figlio e di figlia, di fratello e di sorella, quando cambiavano loro il latte le due amiche che li avevano partoriti. Sulla loro culla cominciavano già le due madri ad intavolare parole di matrimonio, e quest’idea di felicità conjugale onde raddolcivano le loro pene, le inteneriva spesso fino alle lagrime, chè una rammentava essergli derivato ogni guai dall’avere trascurata la cerimonia conjugale, l’altra dall’averne osservate le leggi; una dall’avere alzate le sue mire al disopra della sua condizione, e l’altra dall’aver fatto