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paola e virginia 13

zucche e cocomeri, cose che inclinano a rampicare; metteva patate nei luoghi secchi, dove esse vengono dolci assai; collocava il cotone nei siti eminenti; avea destinato alcune terre forti alle canne da zucchero; pose alcune piante di caffè sulle colline; il grano quivi riesce minuto, ma eccellente. Lungo il fiume e qua e là intorno alle capanne, allevò certe ficaje, chiamati banani, che portano frutto tutto l’anno e dànno una bell’ombra; e finalmente ebbe cura d’alcuna pianta di tabacco, onde cacciar via il fastidio da sè e dalle care sue padrone. Tagliava sul monte legne per fuoco, e spezzava gli scogli per rendere piano il suolo intorno alle case. Tutti questi lavori egli faceva con molta intelligenza ed attività, perchè li faceva di buon cuore: era affezionatissimo a Margherita, e lo era egualmente alla signora De la Tour ed alla sua mora, che sposò quando nacque Virginia. Questa sua moglie per nome Maria, amò egli sempre teneramente. Ella era nata a Madagascar, d’onde avea portato alcun’arte, quella sopratutto di far panieri e certe stoffe chiamate pagne, con alcune erbe che nascono ne’ boschi. La era destra pulita e fedelissima: le sue faccende erano il preparar da mangiare, allevar polli e andare di quando in quando al Porto-Luigi per vendervi quel che sopravanzava alle due famiglie, che era ben poca cosa. Mettete anco un pajo di capre, cresciute coi fanciulli, e un cane di guardia, ed eccovi un’idea di tutto l’avere di quelle due piccole masserie. Le due amiche filavano bambagia tutto il dì, e questo lavoro bastava per vestire di robe, casalinghe sè medesime e le loro famiglie; ma quanto all’altre cose che vengono di fuora, elle ne pativano sì gran disagio, che bisognava loro starsene scalze in casa, onde risparmiare le scarpe per andare la domenica con quelle a messa, alla chiesa dei Pamplemussi, dove si recavano per tempissimo. Voi la vedete colà in fondo quella chiesa, ed è veramente più lontana di qui che non è il Porto-Luigi; ma elle andavano di rado alla città, temendo d’esservi disprezzate, colle loro gonnelle di tela grossolana turchina, all’uso degli schiavi; ma infin dei conti l’essere tenuti da qualche cosa in piazza, monta egli più dello avere la domestica felicità? Gli è vero che le buone donne dovean soffrire qualche umiliazione al di fuori; ma rientrando in casa