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paolo e virginia 101

sona, pensò alla sua vita innocente, e potè mirarne arditamente la fine, chè Iddio le concedette un coraggio maggiore di ogni pericolo; premio questo spettante alla virtù sola, andò incontro alla morte con un viso sereno.

«Iddio, figlio caro, sottomette la virtù a tutti i traversi avvenimenti della vita per mostrare come essa sola sa cavarne giovamento, e farne scaturire gloria e felicità; quando egli la vuole far degna di plauso, la solleva sopra un vasto teatro, ed ivi la fa combattere colla morte; il suo valore serve quindi d’esempio, ed i posteri danno perpetuo onore di lagrime al suo travaglio. Ecco quale immortal monumento le vien eretto su questa terra dove tutto perisce, e dove casca in dimenticanza fin la memoria dei più gran re.

«Ma Virginia vive ancora. Osservate, mio caro, come ogni cosa sulla terra cambia di forma, nè per ciò va perduto un solo atomo. Non v’è accorgimento d’uomo che vaglia a ridurre in nulla la minima porzione d’insensata materia, e potrà essere annientato ciò che fu sensibile, ragionevole, amante, virtuoso, religioso, quando nissuno ha potestà di sperdere gli elementi che lo rivestivano? Ah! se Virginia fu felice con noi, lo è adesso ben più. V’ha un Dio, figliuolo diletto: la natura tutta quanta lo predica; non è mestieri di prove: la sola umana nequizia nega una giustizia di cui paventa: ma voi lo sentite nel cuore questo Iddio, sì come lo ravvisate nelle opere sue. E vorrete pensare ch’egli lasci senza premio la virtù di lei? Pensate voi che quella mano istessa, la quale formò per quell’anima sì nobile un corpo sì bello, che una divina maraviglia voi lo dicevate, non avesse possanza che basta per camparla dal naufragio? Dubitereste che quell’Intelletto infinito che ha posto ordine alla creata felicità umana con leggi a noi ignote possa con altre leggi, sconosciute egualmente, ordinare una felicità nuova per lei? Se fossimo stati capaci di pensiero quando eravam nulla, avremmo noi immaginato giammai la qualità di questa nostra esistenza? E mentre ora teniamo quest’essere tenebroso e fuggente, chi può prevedere che cosa vi sia oltre il passo della morte che abbiamo a varcare? Il picciol globo della nostra terra è forse teatro sul quale Iddio venga a cercare