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mi par di voi; ed entrando con un paio d’occhiali su quel suo sperticato naso, venne al letto e, presosi in mano quel piatto, incominciò sì alla rifinita di gridare: «Portenti, portenti! Come fin qui vi siete potuto vivere voi? O stelle! Grilli, grilli, udite, mirate!». Al qual romore la moglie del Fisico accorrendo, «grilli grilli» gridava, senza saperne il perché; poscia tutti della casa «grilli grilli!»; talché il Cavaliere, sbendatisi gli occhi, saltando di letto e grilli tanti veggendo, non puoté se non farne anch’egli gran festoccia dicendo: «Ahi vedete, caro Messere, s’io n’avea di quelle bestie abbondanza? Oh sì che ora, vostra mercè, mi sento essere in tutto altro di quel di pria cangiato»; e presolo per mano disse: «Quanto cortesissimo uomo a voi la persona mia dee, poiché altri che voi non prestarono mai fede a’ miei mali, o perché strani, e non forse più intesi, o perché poco pratichi dell’arte loro», e fattogli mille ringraziamenti, si trasse di saccoccia un oriuolo d’oro bellissimo, ed in segno di aggradimento glielo donò. Ed il Medico lietissimo dell’evento, molto lodando il Cavaliere della lunga sofferenza in male tanto penoso, si prese il dono e, partito alquanto che fu da lui, cogli altri suoi amici, come quello che uomo faceto di molto era, raccontando loro il fatto, attese a farne le maggiori risate del Mondo.