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piantato viene, tosto a noi le frutta più delicate rende. Questo non pertanto vi dee molestare ch’io, se il Ciel m’aita, voglio prestamente rendervi libero e sano con certo rimedio che molto non sarà per recarvi noia». Laonde pregatolo che per lo spazio di due ore dovesse a occhi bendati starsi coricato sul letto in quella guisa che egli sarebbe per metterlo, ed il Cavaliere piacevolmente acconsentendo, recar si fece Messer lo Medico tutto affaccendato una nera benda, e legatagli la testa strettamente, sembiante fece d’ungergli le orecchie con unto, io non so, di che erbe, ed aggiustatolo sopra un cantuccio del letto, vicino al capo gli mise un cupo piatto con acque odorate ed alcuni tra piccioli grilli e grandicelli per entro, senza che il paziente nulla sapesse. Poscia qui solo nella stanza il rinchiuse ordinandogli che giammai quella positura non iscomponesse, con dire: «qui giace nocco; qui consiste la virtù di trarvi le brutte bestie di testa»; il che di fare gli promise.

Quindi passate che furono le due ore prescritte, ritornò il Medico alla camera e, picchiato l’uscio forte, stando al di fuori gridò: «Vi dormite voi Signore?». A cui il Cavaliere: «Ma no che non mi sono potuto dormire, avvegnaché troppo in capo mi saltellavano i grilli, che mai sì fattamente non udii io già»; ed il Medico, affettando gravità, soggiunse: «Ora statevi chetto, ch’io verrò a vedere che

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