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dei “viva” che d’ogn’intorno l’aria fendeano, da Masfa alla propria casa faceva ritorno, l’unica sua Figliuola tutta giuliva e festante, d’allegrezza piena a suono di tamburelli, danzando e cantando coll’altre sue compagne amiche se gli fece innanzi, la quale egli non prima ebbe veduta che, laceratesi le vestimenta, coprissi di polvere il capo, e cangiato il sommo giubbilo in estrema doglia, sgorgandogli d’improvviso dagli occhi quasi da due fontane copiose lagrime, diè manifesto indizio dell’interno cruccioso affanno, prorompendo in tai detti: «Ahi povero di me! ahi Padre diserto! o infelice mia Figliuola! e sarà pur vero, che tu abbi or ora a finire i giorni tuoi? il tuo aspetto mi ha abbattuto più che fatto non avrebbono i fortissimi eserciti; ah sventurata! quanto meglio sarebbe che, mentre eri ancor pargoletta, chiusi avessi i lumi in sul breve tuo letto! qui raccolti gli ultimi tuoi respiri imprimendoti sulle tenere guance mille baci prestato io t’avrei i paterni estremi uffizi, e ministro ora non sarei della tua morte, perciocché ho fatto un voto al Signore, e non debbo oppormi». A tal inaspettato tragico cangiamento di cose, ed a sì fatto ragionar di Jefte svenne la misera fanciulla per alquanto di tempo; ma poscia, ritornati gli abbandonati spiriti all’uffizio loro, tutta palpitante così rivolta al Genitore a ragionar riprese:

«Padre sebben il

morir