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Fu Jefte, siccome narrano le Sacre Carte, figliuolo di Galaad e d’una Cortigiana, amendue della Città di Masfa abitatori, il quale, dalla paterna casa pel mortale astio de’ fratelli a lui maggiori d’età poiché ne fu scacciato, venne a starsi nel paese di Tob, dove di gente ragunaticcia capo essendosi fatto, attendeva a vivere di rubagione. Avvenne di quel tempo che il Re di Ammone, come uomo di torbido animo, mosse guerra agli Israeliti i quali, esanimati dal poco valore che in ogni persona della Tribù loro scoprivano, si avvisarono d’avere opportun rimedio all’imminente pericolo ritrovato, quando a Jefte ricorso si facesse. Perciò ad essi inviarono degli Ambasciatori, affine volesse soccorrerli a intendimento che, quando tenuto avesse lo invito, creato l’avrebbono Giudice di tutto Israello. Jefte a sì orrevole proposta, ch’essi gli fecero, in lungo pansier fu e, dubitando forte non eglino lo ingannassero, disse loro così: «E d’onde hommi io caparra di prestar orecchio alle lusinghiere promesse, od acconsentire a queste vostre richieste? e come? non vi siete voi quelli, che sbandeggiato m’hanno dalle paterne abitazioni? e forse tutta fiata non vivete a me inimici? se voi bramate nulla ostante me quel vostro Giudice, e difensor avere, giuratemi ora pel vostro e mio Dio che adempirete ogni promessa». Lo che inteso dissero: «Il Signor Iddio che ci ascolta, sia fra voi e noi, e verace testimonio egli sia che saremo

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