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ove sconosciuto fosse, tutto a piè da Vienna partì, e tanto durante quel giorno e la notte vegnente camminò che pervenne finalmente ad un grosso villaggio; là dove arrivato, seco medesimo stabilì non voler più oltre proseguire; laonde prese abitazione in una delle migliori vie, e rassettate le robe sue alquanto, ma in particolare gli scritti, incominciò per mezzo de’ nuovi suoi amici quivi acquistati a farsi far peduccio, spargendo fama sé essere medico atto a guarire ogni sorta di malattie. Per la qual cosa guari non andò che in molte faccende occupato si vide, alle quali con ogni accurata diligenza studiava d’intendere, sempre però religiosamente osservando nel proferire quelle parole - nel trarre che faceva a sorte dall’armadio i recipi - «Dio te la mandi buona», tanto maggiormente infervorando nel dirle, quanto più vedeva ricavarne egli non mediocre profitto, a tale che in meno di due lustri ricco e famoso medico divenne. Intanto il Padrone suo - che col passar degli anni non ringioviniva - cadde infermo da penosa malattia di petto oppresso, e da questa presso che al lumicino fu condotto; il perché i domestici di lui stimarono essere fatto il meglio di non pochi medici della città e sue vicinanze a consulta chiamare: si mandarono dunque avvisi a più di diece, affine di comperare all’amalato la salute, per mezzo de’ quali si sparse fama assai lunge di maniera che

pervenne