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ne facciate baldoria - se mai per la fedele servitù mia alla signoria vostra prestata tanto vaglio - di special grazia voglio che mi facciate, che quelli a me tutti si donino, niuno eccettuato».

Alla qual ridicola domanda, dopo avere non poco riso il Padrone, così rispose: «Checché d’essi far tu ne vogli, io volentieri te li concedo; ma per mia fé, credimi, ch’e’ non ti faranno medico, quando per l’addietro stato nol fossi, che per tale io mai non ti tenni». A cui Pietro: «Deh nolla mi negate, e con essa la libertà d’andarmene pe’fatti miei, poiché se voi non fate il medico, io non mi starò accerto più con voi, che non penso trovar la fortuna in altro cantuccio che a lato d’un medico; perciò nuovamente vi priego, e voi non siate restìo in compiacermi». «Volentieri, soggiunse il Padrone, prendili, ch’io te li dono», e fatto in sua camera altro servo minor a sé chiamare, contar a Pietro di molto danajo gli fece; indi presa fra le dita una penna sopra d’una carta a lettere di cupola schiccherò un benservito, e rivolto a Pietro: «Poiché richiesto tu m’hai e libertà e recipi, io tutto t’accordo, e con quella e questi, di danajo e benservito, ti munisco, te molto commettendo a Domeneddio, assicurandoti ch’e’mi si fa tardi d’udire di te novella, e della fortuna cui se’ per incontrare».

Toltasi adunque da Pietro ogni cosa pel Padrone donatagnene, somme grazie gli rese, e lietissimo di sua sorte da Lui prese comiato. E pensando cosa opportuna portarsi in altro paese,

ove