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quelli stessi delitti, e di quelle stesse abbominazioni, di cui saranno le vittime miserande.

Ma qual vasta tela ho io mai presa ad ordire, e qual intralciato subbietto ad isvolgere in sì poca d’ora? Ciò, di che io t’ho sin adesso ragionato, non è che un cenno brevissimo, rispetto a quello, che avrei dovuto dirti, se voluto avessi trattare a parte a parte materia di cotanto momento. Nulladimeno, perchè affatto inutili non ti vengano questi miei tenui insegnamenti, gli ripeterò ristringendoli brevemente nel dire; che l’umana condizione non è poi sì infelice, che molti riputati filosofi si sono studiati di persuadere; che la virtù procaccia all’uomo quel grado di felicità il più eminente, che sia compatibile con la sua fisica costituzione, e con le sociali combinazioni in cui si trova collocato; che la virtù non consiste nello spegnere del tutto il fuoco delle passioni, ma nel frenare, e dirigere ad utile scopo questi principj d’azione; finalmente, che uffizio di questa stessa virtù, si è il costringere la ragione ad analizzare le sorgenti del timore, onde separarvi tutto ciò che vi ha di chimerico, ed il rinfrancare gli animi, perchè possano mostrarsi più forti di quanto vi ha in esso di reale, o che la felicità indi-

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