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ne da cui vengono afflitti que’ cuori, che si fanno d’amore seguaci; ma non ignoro eziandio, che le più pure dolcezze bene spesso a quelle succedono. So, che sovente è del delitto compagno. Io lo abborro, o quando si fa seduttore d’innocente verginella, o quando nell’orror della notte i maritali letti contamina, o quando per gelosa rabbia reso feroce, medita di diventare scellerato contro chi poco anzi avea stretto fra teneri amplessi; ma quando si fa sprone d’azioni magnanime, o quando i mortali consiglia a perfezionar loro stessi, io l’onoro, e quasi divina emanazione degno di culto lo reputo. Perdona, o padre (che ben con tal nome devo chiamare, chi a’ miei mali si è mostrato sì pietoso) perdona, se in tale argomento non posso del tutto convenire nella tua opinione; ed affinchè tu non creda, che ciò sia senza verun fondamento, piacciati di tornarti alla memoria que’ secoli, in cui l’ignoranza, e la superstizione tennero dell’Europa l’impero; di que’ secoli, in cui gli uomini ambiziosi cotanta credulità trovavano ne’ loro contemporanei avviliti dalla schiavitù, che questi stimavano, stolti, di acquistarsi l’eterna salute, i patrii lari disertando, ed andandone, coperti di doppia maglia, ed armati di ferro, e di furore, a


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