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me fortemente temprate, e destinate a compiere le imprese le più malagevoli, ed incerte, che generose s’appellano, se la pubblica felicità favoriscono, e scellerate, se l’ordine sociale scompongono. L’ambizione nasce dal bisogno, che ha l’uomo di sopravvivere a se stesso, quasi sdegnoso, che la sua esistenza tra sì angusti limiti si trovi circoscritta. Noi dobbiamo a questo bisogno onnipossente, come tutte le azioni magnanime che le umane gesta onorarono, così tutte le sublimi scelleraggini, per cui divisi travagliati e diserti furono in ogni tempo li miseri abitatori di cotesto pianeta. A lui grazie sien rese, o se gli scritti d’illustri ingegni s’ammirano, o se le sagge leggi s’onorano, o se immortali monumenti sorgono a comprenderci di maraviglia, e di riverenza; ma la nostra esecrazione abbiasi soltanto, se con mille errori ingegnosi si fa gli umani intelletti a traviare, o con tirannica legislazione di consacrare il delitto procaccia, o con inutili quantunque giganteschi monumenti si studia, di mandare all’età più rimote, la memoria del pazzo orgoglio de’ principi, come della vile schiavitù delle regnate nazioni.

Questo sublime bisogno fu il possente stimo-


lo,