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le, ed inetta s’appella, se vilmente ne abbandona il governo, e colle redini sul collo le lascia a lor grado quà e là discorrere sconsigliate, e proterve. Il vero interesse prescrive alla ragione di valersi del poter suo per moderarne il bollore impetuoso, e scorgerle pel retto sentiero; ma ben più sovente un vano simulacro di quello, vestendone le sembianze, la inganna, e la persuade di anteporre il tenue vantaggio purchè vicino, a quello senza paragone più importante, che sia lontano.

Per conseguire dunque virtude, converrà illuminare la ragione, ed additarle quali siensi li suoi veri interessi, che in ben regolata società mai non vanno scompagnati dalla pratica severa de’ suoi doveri, ond’ella faccia tacere le passioni malnate, fomenti le generose, e rivolga tutta questa fonte d’azione al nobile scopo della comune utilità. Ma che direbbero quegli spirti immortali, che nelle trascorse età cotanto Atene, e Roma illustrarono, se dalle loro sedi di gloria me udissero, ragionando di felicità, troppo ardito, e malcauto suggerirti di fomentare liberamente certe passioni, dessi che ne’ loro scritti sostennero, che all’uomo per diventare felice, gli convenia rendersi impassibile, che il suo cuore s’impietrasse, e che il suo animo ad


ogni