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questo siasi il parere di sommi filosofi, nulladimeno io non son persuaso, che s’abbia a prescindere del tutto dagli agenti esterni, ossia da quelle cause, che agiscono sopra di noi senza consultarci, e s’abbia a conchiudere in unta delle malattie le più penose, delle persecuzioni le più ostinate, e di quanto può accadere di sinistro, che l’uomo, purchè dotato di un animo virile, menar possa giorni egualmente avventurosi, in mezzo a circostanze funeste, spiacevoli, e dolorose, come se tutto gli andasse a seconda, e la fortuna con leale sguardo, e benigno lo riguardasse. Il mio avviso in vece si è, che la felicità individuale siasi l’effetto della fisica costituzione, delle combinazioni sociali, e del carattere morale. Rispetto alla prima cagione, non sta in noi il fare, che il nostro temperamento sia vigoroso, ed inalterabile la nostra salute, anzichè l’uno cagionevole, e l’altra infermiccia; nè sta in noi l’essere agiato di beni di fortuna, o miserabile, nè l’essere in istima presso a’ suoi concittadini, o da loro trascurato; poichè da noi non dipende ciò, che o la sciocchezza, o la malizia degli uomini, vuole a sua fantasia dispensare; ma sta in noi il rendere sì maschio, e sì forte il nostro animo, che quasi da triplice ferro accerchiato, fac-


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