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le troppo fedeli cure mordaci, o quando men vo per questi colli amenissimi passeggiando nella stagione in cui più bella, e ridente si mostra natura, allorchè la terra sì vagamente ti si presenta, che poco anzi la diresti sortita di mano del sommo Creatore, no non saprei accordare, ripeto, che queste sensazioni per non essere causate da cessazioni rapide di dolori, non s’abbiano perciò a chiamare piacevoli. E chi sarebbe mai così stolto, che non infrangesse i legami, che a vivere ci sforzano, se d’altri piaceri non ci fosse dato gustare, che di que’ pochi, che derivar ci dovessero da rapide cessazioni di dolori? Ci rifletti alcun poco, e ben presto conoscerai, quanto infelice sarebbe la nostra condizione, se il fatto alla loro diffinizione rispondesse.

Posto dunque, che il piacere non siasi poi fra sì angusti limiti ristretto, come per altri ci volea fatto credere, ne verrà di conseguenza, che l’uomo potrà anelare al possedimento di un grado di felicità tanto più eminente, quanto più grande sarà la somma de’ piaceri compatibili con la sua imperfetta natura. Non arguirne però da questi miei detti, ch’io creda essere in balia dell’uomo l’acquistarsi il più alto grado di felicità; poichè quantunque


que-