MIra, o Signor, fra quanti scogli, e quanti
La nave di mia vita ora s’aggira,
La circondano duolo, affanni, ed ira 4Con pioggia, e venti di querele, e pianti.
Ma render quieto può mare di tanti
Flutti commosso, e la tempesta dira
L’aura che a chi in te fida da te spira, 8E tener fermi i miei pensier erranti.
Solo che il voglia la perduta calma
Tosto s’affaccia, che al temuto impero 11Tuo gli elementi ossequiosi stanno.
Così in porto condur potrò quest’alma,
Nè per altro già modo io mai lo spero; 14Ma ben naufragio io temo, e scorno, e danno.