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* xxxviii *

MIra, o Signor, fra quanti scogli, e quanti
     La nave di mia vita ora s’aggira,
     La circondano duolo, affanni, ed ira
     4Con pioggia, e venti di querele, e pianti.
Ma render quieto può mare di tanti
     Flutti commosso, e la tempesta dira
     L’aura che a chi in te fida da te spira,
     8E tener fermi i miei pensier erranti.
Solo che il voglia la perduta calma
     Tosto s’affaccia, che al temuto impero
     11Tuo gli elementi ossequiosi stanno.
Così in porto condur potrò quest’alma,
     Nè per altro già modo io mai lo spero;
     14Ma ben naufragio io temo, e scorno, e danno.





Se