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66 | racconto ottavo |
rezza quanta ne sento ora che sono in mezzo a una madre e ad un figliuolo così amorosi. La vostra rassegnazione poi è mirabile. Oh! no, non avete bisogno del vano merito delle ricchezze per conciliarvi l’amore e il rispetto delle persone; voi possedete ben altri pregi...
Ved: Vi prego di non farmi arrossire con un elogio che io non merito. Il non avvilirsi nella disgrazia è dovere di una madre, e specialmente di una madre che, come confessate voi stesso, fonda bene le sue speranze in chi può renderla felice senza bisogno delle ricchezze.
Par. Obbedirò col tenere in me i sentimenti della stima che mi ispirate; ma io ho bisogno di parlarvi più francamente dello scopo pel quale son qui venuto, e vorrei esser sicuro di non dispiacervi.
Ved. Ma, signor priore, non tenete meco questo contegno: il vostro ministero vi dà l’autorità di parlarmi liberamente.
Par. Mi prevarrò dei diritti dell’amicizia. Io so già con quanta forza d’animo abbiate incontrato le vostre disgrazie, e sempre più mi confermo che siete pronta a superarne delle altre; ma se io vi proponessi un mezzo per conservare questo podere, vi degnereste voi di accettarlo?
Ved. Signor priore, vi confesso che la perdita di questo podere mi ha amareggiato; ma ormai ho visto che è inevitabile, e me ne sono già distaccata. Credo poi di avere adoprato tutti quei mezzi che il dovere di madre poteva suggerirmi pel bene del mio figliuolo.