Pagina:Saggio di racconti.djvu/67


l’acciarino perduto 59

dello stecco che ora ci avete messo.» Dopo che il Valenti ebbe assicurato la ruota tanto da condurre a mano il calesse fino alla casa, tornò a ringraziare affettuosamente il fanciullo: «E poi, vedete che combinazione, diceva egli cammin facendo, per colpa di questo cavallo troppo ardente e della poca pratica che ho della strada, non sono stato in tempo a rattenerlo o a tirarlo da parte; e se voi non avevate il coraggio di lanciarvi nel fosso, io vi poteva aver fatto del male; ora voi stesso mi liberate da tanto rischio! Ah! io non potrò mai fare quanto basti per dimostrarvi la mia riconoscenza. Ma Roberto con ingenuità rispondeva: «E cosa volete dire con questo? Io so che non avevate intenzione di farmi male, e non vi penso più. Ora poi non ho fatto altro che il mio dovere. Ciascheduno che vede un uomo in pericolo è obbligato, se può, ad avvertirlo e ad aiutarlo. Qui non c’è da ringraziare che il caso. Chiunque altro avrebbe potuto fare quel che ho fatto io.» Il Valenti non potè rattenersi dal prendergli una mano, e dallo sfringerla con effusione di tenerezza. Intanto vide che nell’altra aveva una boccetta ed un foglio. «Scusate, disse allora, se entro nei fatti vostri; ma il trovarvi sulla via così tardi e con cotesta roba in mano mi addolora, perchè dubito che abbiate in casa qualche malato.» — «Pur troppo! rispose Roberto sospirando, pur troppo; è un calmante per mia madre che mi aspetta forse con impazienza. Anzi, scuserete se ora vi lascio per correr da lei. La casa che vi ho