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il sordo-muto-cieco | 53 |
per comunicarci i nostri pensieri. Ma e’ non può imitarlo questo mezzo, ed è ridotto a valersi dei segni. L’uomo ha dovuto studiar molto prima di perfezionare l’istruzione di questi infelici, ed essi arrivano ad imparare con fatica, ma imparano; e con l’ingegno vanno molto innanzi. In vari luoghi sono state aperte scuole anche per loro; e chi se ne occupa fa uno dei maggiori benefizi alla società. I sordi-muti poveri si guadagnano il pane con un mestiero, e tutti possono riescire abilissimi nelle manifatture e nelle arti.
In uno spedale era un fanciullo sordo-muto che faceva il sarto, e che aveva imparato a leggere e scrivere; era di buona indole, amoroso, rassegnato con coraggio alla sua disgrazia, e lavorava benissimo e volentieri. Sicchè il direttore, gl’infermieri ed i suoi compagni, tutti gli volevano bene. Sventuratamente s’ammalò d’occhi, e il male fu così grave, che in poco tempo perdè la vista. Si poteva egli immaginare una disgrazia più grande? Oltre a non poter udire, a non poter parlare, eccolo ridotto anche a non vedere più nulla. Se non gli fosse rimasto il tatto, il gusto e l’odorato, si poteva rassomigliare a una statua. Sempre silenzio, sempre tenebre intorno a lui!... Oh! nei primi giorni che si trovò ridotto in sì misera condizione, pianse amaramente, e ne piangevano anche gli altri. Almeno avesse potuto avvedersi di quella tenera compassione! sarebbe stato per lui un conforto. Alla fine si dette pace; e