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52 racconto settimo

RACCONTO VII.




IL SORDO-MUTO-CIECO


Dite, o fanciulli, vi è cara la voce dei genitori quando vi consigliano, quando v’accarezzano, quando vi dicono d’amarvi? E quella dei fratelli o degli amici che vi chiamano a lieta ricreazione, vi è cara? E ascoltate voi volentieri le parole di chi vi istruisce, di chi vi narra un bel fatto, di chi vi spiega una pagina della storia patria? E credo che ognuno di voi goderà di udire una bella musica od un bel canto... Ora, se per disgrazia foste nati senza l’organo dell’udito, immaginate voi di quanti piaceri sareste privi! È vero che non avendoli mai conosciuti, non sentireste il dolore della privazione, in quella stessa guisa che il cieco, il quale per non aver mai visto la luce non sa cosa sia, non ci pensa. Ma nonostante la disgrazia di esser cieco o sordo e ella minore? E il peggio si è che uno nato sordo, appunto perchè non ode la voce altrui, non può articolare la propria, non può conoscere nemmeno la lingua del paese dov’egli è nato! Che misera condizione! Egli poi vede muovere in tanti modi la bocca di chi parla, da immaginarsi che noi abbiamo un mezzo facile