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50 | racconto sesto |
oggetti, le varie fogge del vestire ed il grado di quelle persone, immaginandosi che fossero lì per diporto. Ma quando esse gli furono presso e l’ebbero conosciuto, essendo proprio dirette verso di lui, accoltolo con lieti applausi, lo invitarono a salire con sua madre in una bella gondola condotta apposta e tutta di bellissimi ornamenti fregiata, e l’accompagnarono in trionfo nella città. E mentre onoravano in lui l’uomo di grande ingegno, erano presi da rispettosa tenerezza, vedendo come egli fosse più che tutto sollecito della madre. Ora potreste voi immaginarvi la consolazione di quella vecchia? È impossibile; bisogna esser madre o avere il cuore di quel figliuolo. Ricordatevi di quando ella si sgomentava credendolo divenuto ebete per le ferite.
In seguito poi egli ebbe sempre maggiori onori meritati dalla sua virtuosa condotta, dalla sapienza delle sue lezioni, dalle opere, e dalle maravigliose invenzioni di matematica. Francesco Donato, doge della repubblica di Venezia, gli ambasciatori e i principi di quelli stessi popoli stranieri che avevano fatto tanto danno alla sua patria, e Arrigo VIII re d’Inghilterra, fecero a gara per ricolmarlo di donativi e di onori. Ed egli non se ne inorgoglì mai; cercò anzi di fuggirli, pago di fare il proprio dovere adoperando l’ingegno a vantaggio del prossimo. Quindi preferì sempre ad ogni cosa la riputazione di figliuolo amoroso. Ma la madre non potè vedere fino a qual punto giungesse la stima di tutti gli uomini pel suo Niccolò. Era molto