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la bambina caritatevole | 29 |
bene; ma ve ne vorrò anche di più, se e possibile; basta che mi accordiate una grazia. Mi piange il cuore per il povero Giacomo, e più che mai per quella creaturina della sua figliuola minore, che ancora non può camminare da sè, ed è rimasta senza l’assistenza della mamma Ecco qui, noi abbiamo questo cane che è inutile, e vi costa qualche cosa per mantenerlo. Vendetelo povero Fido! gli voglio bene» e lo guardava con tenerezza, «ma trovategli un buon padrone, e non avrà bisogno di me. Vendetelo, e con quei denari, coi cinque paoli che mi dette la zia per Ceppo, e col risparmio che farete non tenendo più il cane, soccorrete la figliolina di Giacomo; pigliatela in casa. Io poi lavorerò ogni giorno più del solito per guadagnarle un poco di campamento. La povera piccina vi sarà grata, e il Signore vi benedirà per questa buona azione.» Il padre e la madre commossi strinsero fra le loro braccia la Giuseppina, e fecero quanto aveva loro suggerito. Ella vide partire Fido senza pentirsene, accolse la bambina con gioja, e prodigò a lei ben altre cure che quelle che aveva avuto fin allora pel cane. Non vi so dire la gratitudine di Giacomo e la sua meraviglia quando seppe a chi era venuta l’idea di fargli quella carità. La povera piccina crebbe savia e amorosa, e fu la migliore amica della Giuseppina; e i suoi genitori non ebbero mai a dolersi di avere esaudito la sua preghiera. Quale consolazione per un padre e per una madre l’avere una figliuola tanto caritatevole!