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10 | racconto primo |
dar nuova dei suoi genitori. Per lui la memoria del passato era divenuta oramai come un sogno; altro che quando udiva un bambino chiamare il babbo o la mamma, o lo vedeva accarezzato da loro, il suo cuore cominciava a battere forte forte, e gli veniva una lacrimina sugli occhi.
All'età di sei anni un bambino di buona indole e già capace di fare qualche lavoro. Difatti Ilario passava la sua giornata a incannare, facendo di quando in quando una corsa nell'orto; ed ogni mattina andava a portare la colazione a Nanni alla mattonaja.
D’imparare a leggere e scrivere e far di conto in quel paese non se ne discorreva, perchè tanto lontano dalla città non è facile ancora trovare chi insegni queste cose. È un bene che manca a quella gente; ma speriamo che col tempo lo avranno anche loro. V’era bensì un contadino istruito; e buon per lui che si poteva rendere utile agli altri, leggendo e scrivendo le lettere, e facendo i conti a chi ne aveva bisogno. Tutti l’onoravano molto, gli volevano un gran bene, gli chiedevano consigli; e se egli poi aveva bisogno di un servigio, glielo facevano a gara.
Ilario aveva sette anni quando in quel paese venne la carestia. La carestia, figliuoli miei, è una gran disgrazia, specialmente nei paesi lontani dalla città; e vuol dire la mancanza delle cose necessarie pel vitto, la quale suol venire dopochè è stato un pezzo senza piovere, e il grano, le viti e le altre piante che servono al nutrimento dell’uomo e degli animali non sono state innaffiate quanto era neces-