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cecchin salviati | 161 |
nonostante è un dolore privato, e la speranza di riveder libera la patria può compensarlo. Ecco, ecco; non son più tanto abbattuto, e non mi mancheranno le forze di seguirvi dove vorrete.» Infatti pochi giorni dopo congedatosi teneramente dall’amico, andò ad accompagnare a Napoli il Nardi colla sollecitudine di un figliuolo amoroso.
Molti altri fuorusciti s’erano incamminati animosamente per Napoli con loro ed innanzi a loro; ma giunti a Itri, seppero che il cardinale Ippolito v’era morto di veleno per opera d’Alessandro. La sorpresa e l’afflizione furon grandi, perchè perderono in lui un valido appoggio. Tuttavia non abbandonarono l’impresa, e da ogni parte convennero al cospetto dell’Imperatore, per chiedere la libertà di Firenze secondo i patti della resa, e per querelarsi dei gravi e numerosi delitti e dell’insopportabile tirannide d’Alessandro. Ma egli stesso dopo molta esitanza, poichè lo ratteneva il rimorso di tante scelleraggini, andò a scolparsi, ed ebbe a difensore... lo storico Francesco Guicciardini! — Il Nardi parlò pei fuorusciti; ma le parole di un debole vecchio, comunque intrepido oratore di giusta causa, non furono intese o non curate dallo straniero. I ministri dell’Imperatore, ed egli stesso sedotto dall’oro d’Alessandro1, gli venderono la repubblica, e la