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158 racconto undecimo

col sacco sopra le spalle n’usciva di Roma. Allora sceso giù dal destriero lo abbracciò e lo rattenne, parte riprendendolo della fuga, parte la generosità sua encomiando. «Ho scoperto tutto, diceva; no, non m’inganno. Il cardinale ti aspetta; sei tu stesso il giovine mandato a chiamare per lui, e vorresti nasconderti per lasciar il campo libero a me. Ma ora non si va più via.» E con dolce violenza lo conduceva seco. Giorgio non gli si potè opporre; lo seguì, e fu ricevuto con festa dal cardinale.

Così attendevano ambedue di compagnia con molto profitto alle cose dell’arte, non lasciando nè in palazzo nè in altra parte di Roma cosa alcuna notabile la quale non disegnassero. E perchè quando il papa era in palazzo non potavano così stare a disegnare, subito che S. Santità cavalcava, come spesso faceva, alla Magliana, entravano per mezzo d’amici in dette stanze a disegnare, e vi stavano dalla mattina alla sera, senza mangiare altro che un poco di pane e quasi assiderandosi di freddo1.




Una mattina Francesco non si ritrovò con Giorgio nel solito luogo; e questi, non ne sapendo immaginar la ragione, andò a cercarlo in sua casa. Ah, povero Francesco! Era in uno stato da far pietà. Sedeva immobile e a capo basso, con una lettera in

  1. Vasari, Vita di Cecchin Salviati.