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cecchin salviati 157

il nome dell’altro, poichè dovete vederlo; è il cardinale Ippolito de’ Medici. So che non siete pallesco, e questo nome potrebbe dispiacervi; ma ora le cose hanno cambiato; il cardinale, come vi è noto, favorisce i fuorusciti, conosce il vostro amore per la patria, e non passerà molto tempo che i suoi disegni saranno più apertamente palesi.» — «Vedremo, disse Francesco, vedremo; ma intanto, ditemi un poco: il giovine, che doveva esser giunto, sarebbe forse Giorgio Vasari?» — «E se fosse?» rispose messer Marco, senza volersi spiegare di più. «Ho capito, soggiunse Francesco. Dite al cardinale Ippolito che io lo ringrazio della sua offerta; ma che lo conforto ad aspettare il suo Giorgio, il quale verrà; anzi dirò a voi che è venuto; è con me; oggi ve lo conduco.» E lasciando messer Marco maravigliato di quel generoso procedere, corse tutto lieto a cercar l’amico. Non era più in casa, e in sua vece trovò questo scritto. «Perdonami, Francesco, se ti lascio per poco tempo senza averti prevenuto, e senza dirti addio. Una singolare cagione mi obbliga a partirmi da Roma; tornerò in breve, e ti dirò tutto. Non temer nulla di male, e fa ch’io ti trovi più tranquillo, e meglio collocate di quello che ora non sei. — Il tuo Giorgio.» — Appena letta la carta, conobbe il partito preso da Giorgio; e udito dal garzoncello ch’ei se n’era andato di pochi istanti, cercò subito di un cavallo; vi montò sopra, e andò galoppando per quella via che gli fu detto esser da lui stata presa. Poco stette a raggiugnerlo, che già