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150 racconto undecimo

finchè l’imperator Carlo V fosse in Spagna, si volse agli studj abbandonati, si aggirò per quella Roma maravigliosa, e in poco tempo, infiammato dalle opere degli antichi e dei contemporanei, salì in molta fama tra i buoni artisti.

UNA VISITA

In un’osteria di Borgo nuovo a Roma era un giovine non troppo bene in arnese, ma benissimo provvisto d’appetito, in modo che l’oste s’era soffermato pieno di compiacenza al suo desco a veder fare onore al pasto ch’ei gli aveva imbandito. Le scarpe del giovine erano polverose e consunte, ed aveva accanto a sè un piccolo sacco e un bastone, segno che era venuto a piedi da qualche paese lontano. Quand’ebbe soddisfatto al suo appetito, pagò l’oste, e si accinse ad alzarsi; ma subito non potè, cosa che accade a chi è stato fermo dopo aver camminato per lungo tempo. «Ahimè! disse egli sorridendo, non si va più innanzi. Come farò io adesso a girar per Roma e cercarlo? chi sa dov’è? Roma e tanto grande! Se trovassi un alloggio in questa strada per istanotte sarebbe proprio a proposito.» E dimenava intanto i piedi stirando le gambe per rimetterle in moto a poco per volta. «Venite di lontano davvero! disse l’oste; e scommetto io, scusate l’ardire, ma scommetto che siete un pittore. — Eh! ci hai dato dentro. E da che lo conosci? — Vi dirò; cioè, voi lo sapete come me; i pittori vogliono contemplare a loro agio