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dei viveri, non l’aver nemici per tutto, non l’esser morto lo stesso prode Ferruccio1 potevano sgomentarli ed indurli ad accettare i Medici. Il solo turpissimo tradimento di Malatesta Baglioni loro generate doveva rendere inutile tanto valore di cittadini, e tanta magnanimità di popolo. «Firenze era ormai perduta, e alcuna forza umana non poteva a

  1. «Con soli 300 pedoni e 600 cavalli incontrò a Gavinana presso S. Marcello nella montagna di Pistoia il nemico con 8000 soldati. Nel principio della battaglia i Fiorentini tanto minori di numero furono sul punto di sbaragliare i Tedeschi e gli Spagnuoli, e videro cadere estinto lo stesso principe d’Orange lor generale; ma ciò non fu che un passeggiero segnal di vittoria contrastata da una battaglia sanguinosissima, nella quale i Tedeschi, facendo barriera a chi fuggiva, rinfrescavano con nuove genti il combattimento dentro e fuori di Gavinana. Benchè il Ferrucci e l’Orsini avessero formata tutta una fila di uffiziali e sostenessero gagliardamente l’impeto Austro-Ispano-Papale scagliandosi dovunque vedevano il bisogno maggiore, e incoraggiando i soldati che al combattimento lasciavansi infilzare dalle picche o trapassare dagli archibusi piuttosto che ritirarsi un passo addietro; pur nonostante tanto ardire, quel prode fiesolano vedendo la piazza di Gavinana ricoperta di cadaveri correr sangue da ogni parte, nè potendo molto adoperare le trombe a fuoco per le grandi piogge in quel dì cadute, dopo esser rimasti esangui nel campo 2500 combattenti, il Ferrucci con i suoi aiutanti trovossi fatto prigione. Ma un sì bel trionfo non bastava al Maramaldo, il quale contro il diritto delle genti, per vendicarsi dell’onta ricevuta a Volterra, dopo averlo fatto disarmare, trapassò al Ferrucci la gola, togliendo barbaramente di vita il più ardito e valoroso capitano di quell’età, colui che perfino morendo bravava il suo nemico col dirgli: che egli ammazzava un uomo oramai mortoRepetti op. cit. V. II, pag. 217.