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loro ardimento, recarono le salvate reliquie nel chiasso di messer Bivigliano in casa di Michelangiolo padre di Francesco1.

Così all’amore dell’arte e al coraggio di un giovinetto di 17 anni e di un fanciullo di 13 dobbiamo l’integrità di uno dei più belli ornamenti della piazza della Signoria.

LA PESTE

I pericoli e i danni dell’infelice Italia ogni di più s’accrescevano; gl’imperiali proseguivano a guastarne le campagne, a saccheggiare le città, a contaminarne con stragi e con atti nefandi ogni parte. Il papa s’era collegato con essi a’ danni di Firenze; e pareva che l’ultimo sforzo di tante nimistà, di tanti odii, di tante armi, si dovesse tutto rovesciare su lei. Vero è che un popolo animato dall’amor dell’indipendenza, ripiglia vigore dall’estremo dei guai; e fu mirabile l’intrepidezza dei Fiorentini, che soli, in mezzo a tanti rischi osarono dichiarare apertamente di non voler più i Medici, e d’esser preparati a morire per la libertà. Laonde venuta il 12 Maggio 1527 la notizia dell’orribile sacco dato a Roma il 6 dalle genti del Borbone e dai così detti Lanzi, e che il papa Clemente era a mal partito e

  1. «Donde avutili poi il duca Cosimo, gli fece col tempo rimettere al loro luogo con perni di rame.» Vasari Vita di Cecchin Salviati.